Effetti collaterali del Virus: dall’unità nazionale al conflitto totale! Lettera di Claudio Mariani a Tuscia Web


pubblichiamo – Con commovente unità nazionale più o meno condivisa abbiamo affrontato a marzo scorso una emergenza che ha sconvolto l’intero pianeta: abbiamo accettato le regole dettate dalla politica, abbiamo seguito i suggerimenti della scienza, abbiamo cantato inni sui balconi, abbiamo condiviso ricette, battute e incoraggiamenti sui social, abbiamo attivato il nostro spirito di solidarietà nei condomini, nel volontariato e sul lavoro.

Poi è arrivata l’estate!

Il virus ha rallentato la sua corsa, forse per effetto del lockdown, forse per effetto del clima mite, forse per una maggiore prudenza nei contatti sociali, forse per una minore pressione negli ospedali o per una migliore cura dei pazienti, forse … forse … forse!

Di certo abbiamo navigato nel mare della confusione: c’è chi profetizzava che non ci sarebbe stata la seconda ondata e solo parlarne era considerato terrorismo psicologico, c’è chi sosteneva che il virus fosse clinicamente morto, chi  garantiva che comunque saremmo stati più preparati ad affrontare un’eventuale nuova emergenza, chi affermava che le mascherine non servivano e che anzi causavano il cancro, chi non poteva più vivere senza aperitivi in piazza e notti in discoteca, chi si indispettiva quando tornava dai Paesi a rischio perchè si suggeriva loro di effettuare un tampone per prudenza, ecc. ecc.

In questo clima di assoluta latitanza del buon senso, nonostante la tregua virale ci consentisse di ripensare l’intera organizzazione, abbiamo creduto che la soluzione fosse solamente “tornare alla normalità”; ma non abbiamo compreso che il termine “normalità” significava “il prima, il vecchio”; quando era invece necessario pensare ad una nuova normalità dove tutto fosse diverso e non come prima: un nuovo modo di relazionarsi con gli altri, un nuovo modo di lavorare in sicurezza, un nuovo modo di gestire i trasporti, la scuola, la sanità.

Quanta superficialità ha dominato il panorama globale durante questi ultimi mesi: quanto sarebbe più credibile un politico o un medico, un ragazzo o un genitore che oggi si scusasse, mettendo da parte l’orgoglio del proprio punto di vista o il mito del consenso a tutti i costi.

A questo punto c’è da temere un nemico più pericoloso del virus: c’è infatti il rischio che dall’unità nazionale degli inni sui balconi dei primi mesi si passi al conflitto totale del tutti contro tutti alla ricerca dei colpevoli piuttosto che delle soluzioni.

Mi chiedo come sia possibile essere ancora oggi così ciechi e credere che nei prossimi giorni  possano diminuire i contagi a tal punto da poter trascorrere il Natale come abbiamo trascorso questa estate, riproponendo le basi per un nuovo fallimento!

Non sarà il caso piuttosto di progettare un programma a lungo termine dove si tenti di organizzare ogni settore in maniera sinergica e coerente con le priorità e la sicurezza?

Come suona profetico Alessandro Manzoni quando descrive la peste a Milano del 1629:

“C’era del resto un certo numero di persone non ancora persuase che questa peste ci fosse. E perché tanto nel lazzaretto come per la città alcuni pur ne guarivano; si diceva dalla plebe et ancora molti medici non esser vera peste …

La peste fu poi più creduta … ma del resto andava acquistandosi fede da sé, ogni giorno più.

In principio dunque non peste … poi non vera peste, vale a dire peste sì ma solo in un certo senso … finalmente senza dubbio peste … non è credo necessario d’esser molto versato nella storia delle idee e delle parole per vedere che molte hanno fatto un simile corso. Si potrebbe però evitare quel corso così lungo e così storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare …”

Il problema oggi è capire se siamo ancora capaci di osservare, ascoltare … e pensare!

Claudio Mariani
Direttore area criminogenesi del Centro studi criminologici

Informazioni su GAVAC Onlus : Gruppo Assistenti Volontari Animatori Carcerari: Odv

GAVAC Onlus : Gruppo Assistenti Volontari Animatori Carcerari: In una casa accoglienza ubicata nel centro della città ospitiamo i detenuti in permesso e i loro familiari che vengono da lontano; all’interno del carcere seguiamo il primo progetto per la raccolta differenziata; gestiamo una cooperativa agricola e un allevamento di conigli dove coloro che prestano la loro opera si confrontano con le regole del mercato puntando sulla qualità dei prodotti; coltiviamo e patrociniamo l’aspirazione allo studio come veicolo per uscire dalle subculture della devianza; creiamo occasione di incontro tra le diverse provenienze geografiche; stimoliamo il desiderio di imparare un mestiere come opportunità per ridisegnare un futuro; distribuiamo vestiario e generi di prima necessità ai reclusi che non hanno nessuno. Questo ed altro ancora. In sintesi restituiamo dignità alle elementari aspirazioni umane.
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